Aprire un cassetto, riciclare un vecchio cellulare, salvare la vita a un bambino. O anche a uno scimpanzé, un albero, o più genericamente la terra. E’ un gesto facile, anche se non così immediato. Ogni casa ne è piena. Telefonini vecchi, usati, rotti. Non ci servono più eppure potrebbero dar luce ad altre vite.
LA CAMPAGNA DEL JANE GOODALL INSISTUTE
Quello che la campagna del
Jane Goodall Institute ci invita a fare, scrive Repubblica.it, è prendere quei telefonini dismessi e riciclarli: nessuno guarderà cosa c’è dentro, saranno semplicemente riciclati per poterne estrarre un minerale prezioso, come il tantalio, che in zone del mondo come l’Africa è oggi alla base di sfruttamento dei bambini nel lavoro minorile delle miniere (40mila secondo l’Unicef), di deforestazione e perdita di habitat per scimpanzé e gorilla, di devastazione delle terre, di guerre in cui si armano i ribelli del Congo. Una campagna, quella per il recupero dei cellulari, già attiva da tempo: finora ne sono stati raccolti più di 1300 ma adesso – in occasione dell’
Adventure Awards Festival ad Arco di Trento dal 20 al 22 aprile – l’iniziativa viene rilanciata per chiedere a chiunque uno sforzo maggiore.
COME RICICLARE UN CELLULARE
Una volta ritrovato il vecchio compagno di conversazioni o messaggini abbandonato alla polvere il primo passo che si può fare è controllare questa mappa. E’ quella dei centri di raccolta del JGI in cui potete portarlo. Se invece, vicino a voi, non c’è un punto di recupero “la cosa migliore è organizzarsi – dice De Donno -. Già oggi scuole, istituti, ma anche parrucchieri, ristoranti o negozi lo fanno: ne raccolgono un po’ fra amici, colleghi, clienti e poi – raggiunto un numero consistente – o ci chiamano, con alcuni dei nostri volontari vicini che vengono a prendere i telefonini, oppure li portano in un punto di recupero”. E’ chiaro, sottolinea la presidente, che “anche un solo telefono usato è utile, ma recuperarne più di uno contribuisce maggiormente”.
DOVE FINISCONO
Una volta recuperati i telefonini usati tramite JPI vanno a ditte internazionali certificate che collaborano al progetto per lo smaltimento e il recupero dei metalli. In base ai chili raccolti queste aziende, inoltre, fanno una donazione al Jane Goodall Institute: “Questi soldi li usiamo per sostenere in primis l’istruzione, le spese mediche e alimentari di bambini orfani che vivono nella “Casa del bambino di Sanganigwa” in Tanzania, un progetto globale con cui miriamo a far crescere questi bambini come individui preparati e autonomi, cittadini attivi e promotori di sviluppo nel loro territorio”. Una volta cresciuti saranno loro a proteggere la terra che oggi devastiamo per il progresso tecnologico.
SALVARE L’AMBIENTE
L’altro risvolto positivo del recupero dei cellulari è poi l’impatto che questo può avere sull’ambiente. In Africa, dove nelle miniere del Congo a volte i minatori di tantalio vengono perfino pagati a peso. “E passano le settimane prima di raccogliere un grammo”. Le miniere stanno deforestando e privando gli scimpanzé e altri primati a rischio estinzione dei loro habitat. Contribuire al riciclo di coltan e affini dunque, “può porre un grande freno ai ritmi dell’estrazione”. Quelle dell’Europa, secondo un rapporto Onu, quindi le “miniere cittadine” di metalli e minerali di valore estraibili dai rifiuti tecnologici, sono il 23% del mondo e hanno un valore stimato intorno ai 14 miliardi di dollari. La base di queste “miniere” è nelle case di tutti noi: è sufficiente aprire il cassetto e salutare per sempre quel vecchio cellulare che non ci serve più.