Corrado Clini è intervenuto su Radio Cusano Campus. Corrado Clini ha ricoperto l’incarico di Ministro dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare nel corso del Governo targato Monti,  dal 16 novembre 2011 al 28 aprile 2013. 

Ex Ministro dell’Ambiente Clini, lei è un consulente della Cina, in questo momento si trova a Pechino. Come si sta affrontando la questione legata all’ambiente da quelle parti? 

Quello dell’ambiente, qui a Pechino, è un problema molto rilevante. Pechino è la sintesi di uno sviluppo molto accelerato, basato sul carbone da una parte e su una urbanizzazione molto spinta dall’altra. Per non parlare del traffico urbano, che non ha eguali al mondo. Per questo, Pechino, dopo aver sostenuto la grande crescita cinese, ora sta affrontando in termini strutturali tutti gli effetti negativi di questa grande crescita, iniziata con le Olimpiadi del 2008.  E’ stato avviato un processo molto importante per la chiusura di tutte le centrali a carbone, è stato introdotto un numero chiuso per l’acquisto di autoveicoli nuovi, sta incentivando l’auto elettrica. Ovviamente uscire da una situazione critica non è facile, non basterà una settimana, non basterà un anno. La Cina oggi è il Paese al mondo che investe di più in tecnologie pulite.

Dal punto di vista dell’ambiente, l’Italia come è messa? 

Da un lato ha una situazione buona a livello europeo.  Ha però delle aree che sono molto critiche, come quella della gestione dei rifiuti al sud e nel centrosud, che è molto lontana dagli standard europei.

Ma l’aria che respiriamo noi oggi è molto meno inquinata rispetto a quella che respiravamo cinquant’anni fa? 

Assolutamente sì! La matrice energetica italiana rispetto a cinquant’anni fa è totalmente cambiata. Noi abbiamo come combustibile di riferimento più importante il gas naturale, ma in Italia abbiamo anche il 30% di elettricità prodotta da fonti rinnovabili, dunque ci sono delle ragioni strutturali molto diverse. La situazione è decisamente migliore per l’ambiente. Abbiamo ancora problemi di qualità in termini di qualità dei servizi, a proposito dei rifiuti, o in alcune regioni italiane in merito alla gestione delle acque. E poi non siamo capaci di valorizzare nel modo migliore le grandi risorse naturali che abbiamo, anzi spesso lo mettiamo a rischio.

Quali potrebbero essere le soluzioni per farlo?

Assumere come obiettivo strutturale per l’economia italiana la valorizzazione del paesaggio e la protezione del territorio. Questo comporta poi interventi importanti che servono a proteggere il territorio, considerando il dissesto idrogeologico cui siamo esposti, per mettere in modo un processo di protezione del paesaggio attraverso il cofinanziamento da un lato del pubblico e dall’altro di investimenti privati.

 

 

 

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