Qualità dell’aria: in Italia sono stati fatti importanti passi in avanti, ma il livello delle polveri sottili continua a destare preoccupazione e resta fuorilegge.

Una notizia buona a metà. La qualità dell’aria nel nostro Paese è migliore se confrontata con quella dei primi anni Duemila, eppure, anche se i principali indicatori di inquinamento atmosferico, come CO2 e biossido di azoto, risultano in ribasso, i livelli di polveri sottili non smettono di oltrepassare i limiti stabiliti dalla legge.

Lo rivela uno studio portato avanti dalle Agenzie regionali di protezione dell’ambiente (Arpa) e dal progetto Viias (Valutazione integrata dell’impatto su ambiente e salute dell’inquinamento atmosferico) ideato dal ministero della Salute.

Per colpa del surriscaldamento del pianeta, le stagioni più preoccupanti per quanto riguarda l’inquinamento  atmosferico sono inverno e autunno, anche se si deve considerare che il superamento del limite giornaliero di 50 microgrammi di pm10 per metro cubo d’aria si verifica meno spesso rispetto agli inizi degli anni 2000.

La qualità dell’aria migliora, dunque, ma non basta. La situazione peggiore per quanto riguarda le città italiane si verifica a Padova e a Milano, che nei primi 90 giorni del 2015 sono già andate oltre   la soglia di polveri prevista dalla legge ben 41 volte.

Il problema legato all’inquinamento atmosferico, quindi, è tutt’altro che roslto. E al contrario di quanto si possa pensare gli studi dell’Ispra mettono in evidenza che i trasporti incidono sull’inquinamento cittadino solo per il 17%. La causa più concreata di particolato è invece costituita dagli apparecchi per il riscaldamento domestico, che da soli generano il 41% delle sostanze inquinanti.

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